COSTRUZIONE DI UN'AIUOLA DI CACTUS RESISTENTI AL FREDDO - Un pò di Messico in Emilia-Romagna -

Articolo di carattere scientifico-divulgativo che spiega nei dettagli come costruire un'aiuola con varie specie di cactacee e succulente che possono vivere all'esterno senza coperture o ripari in climi freddi ed umidi come quelli del nord d'Italia o dei paesi del nord Europa.

L'esperienza raccontata è di un progetto realmente eseguito nella sede della Geosism & Nature.

 

Introduzione.

Non è corretto pensare che i cactus vivono solo ed esclusivamente nel deserto!

Esistono una grande quantità di cactus che non vivono in zone aride, basti pensare ai Melocactus di Cuba o di Santo Domingo che godono di un clima tropicale decisamente piovoso e, come essi, ne esistono tante altre specie. Allo stesso modo esistono alcune specie di cactus e di succulente che vivono si, in zone pressoché desertiche, ma di alta quota! Questo comporta che le temperature durante il giorno sono molto alte, possono superare i 40°C, ma di notte tranquillamente arrivano anche al di sotto dello 0. Se poi consideriamo la variazione della temperatura dovuta alle stagioni, in alcuni siti durante l’inverno è possibile che le temperature raggiungano addirittura i -20°C.

A questo punto chiunque penserebbe che tali piante siano in grado di vivere anche in Italia, o meglio, nei climi freddi italiani a partire dalla Pianura Padana fino a tutto l’Arco Alpino. Dobbiamo ricordare che i climi altamente temperati del sud consentono già a moltissime specie di vivere all’esterno senza alcun tipo di problema. Tuttavia, nelle regioni nordiche, quando si tenta di collocarle all’esterno ci si rende subito conto (a spese della pianta) che non sono in grado di vivere. Gli effetti principali sono il marciume radicale, del colletto o addirittura della pianta stessa.

Che cosa succede? Per quale motivo queste piante non sopravvivono? La risposta è quasi esclusivamente nella percentuale di umidità! L’eccesso di precipitazione o le basse temperature causano indubbiamente la morte di molte specie, ma quando si parla di esemplari che vivono in habitat ad alta quota non sono questi i parametri che devono incutere timore.

In Pianura Padana, ad esempio, ciò che non consente a queste particolari specie di sopravvivere è l’elevato tasso di umidità invernale ma a volte anche estiva. Tali essenze vivono in climi che possono arrivare a temperature bassissime, ma in queste zone la percentuale di umidità tende quasi allo zero. Si parla di areali che sono tra i più aridi del pianeta, dove non esistono suoli veri e propri e dove il substrato è costituito quasi esclusivamente da roccia che per definizione è estremamente drenante. La sostanza organica è pressoché assente. In questi luoghi sono assenti anche i microorganismi in grado di digerire i rarissimi resti vegetali. Nella maggior parte dei casi il substrato roccioso è di origine vulcanica, quindi la mancanza di sostanza organica (carbonio e azoto), viene quasi totalmente rimpiazzata dalla presenza di molti elementi nutritivi quali fosforo, potassio, sodio, calcio, ferro, ecc… si parla di luoghi quali il Deserto dell’Atacama in Cile, il Deserto di Uyuni in Bolivia e come essi molti altri.

In questo articolo verranno esposte le modalità che si possono utilizzare in climi particolarmente umidi e freddi per consentire a tali specie di vivere ugualmente all’aperto senza alcun tipo di riparo anche durante la stagione invernale. Tutto ciò è possibile agendo solamente sulla composizione e sulla struttura del substrato. Verrà presa come esempio una aiuola costruita presso la sede delle Geosism & Nature. I lavori sono iniziati nel maggio 2017 e si sono conclusi nel maggio 2018.

 

Selezione del sito e pulizia del terreno.

L’aspetto più importante è la perimetrazione dell’aiuola. È necessario ricordare che il clima della Pianura Padana è particolarmente ostico per i cactus, ma è decisamente idoneo alla crescita della maggior parte delle graminacee che nei giardini spesso e volentieri sono considerate “erbe infestanti” perché una volta radicate sono pressoché impossibili da estirpare e nella maggior parte dei casi sono problematiche perché sommergono le essenze vegetali che si vogliono valorizzare. La soluzione non è mai nell’impiego di pesticidi chimici, ma è sempre nella prevenzione. Per evitare che le l’aiuola venga invasa e rovinata dalle erbe infestanti è fondamentale perimetrare l’aiuola rendendola impenetrabile alle loro radici.

Per chiarire meglio cosa si intende, in Figura 1 è possibile vedere il punto di partenza. La location in cui si è deciso di realizzare l’aiuola dedicata ai cactus era già stata scelta in passato per un uso similare; tuttavia, non si aveva dato il giusto peso alla perimetrazione per la gestione delle essenze infestanti. Il risultato è, letteralmente, un bosco impenetrabile di varie specie di graminacee che hanno coperto ogni dettaglio costruttivo e hanno causato la morte di alcune specie di cactacee precedentemente piantumate.

 

F006 Pulizia aiuola

Figura 1 – Sito scelto per la realizzazione della nuova aiuola dedicata ai cactus.

 

Utilizzando un decespugliatore meccanico a motore si è provveduto a bonificare il sito.

 

F017 Pulizia aiuola

Figura 2 – Operazioni di diserbo mediante decespugliatore meccanico a motore.

 

Ciò ha permesso di riscoprire l’originario bordo perimetrale in blocchi in tufo posizionati a secco nel terreno. L’utilizzo dei blocchi di tufo, direttamente inseriti nel terreno, è da sconsigliarsi in quanto le erbe infestanti hanno un apparato radicale talmente potente e profondo che è in grado di infilarsi tra le piccole fessure tra i blocchi o di passare addirittura al di sotto di essi rendendo impossibile il diserbo sia manuale che chimico.

Durante tale operazione è stato possibile ritrovare l’originario impianto di irrigazione automatico e le pietre utilizzate come decorazione. Il tutto era ormai totalmente sommerse dall’erba (cfr. Figura 3).

 

F021 Rimozione tufo

Figura 3 – Messa a nudo dell’originario cordolo in tufo, dell’impianto di irrigazione e delle pietre utilizzate come decoro.

 

Il muro in sasso presente sullo sfondo era esistente e per integrarlo in modo naturale nella nuova aiuola si è deciso di sostituire il bordo in tufo originario con un nuovo bordo perimetrale utilizzando le medesime pietre impiegate per la costruzione del muro (cfr. Figura 4). Tale muro assume il ruolo di sfondo, valorizza le specie piantumate facendo si che il colpo d’occhio del passante si soffermi direttamente sull’aiuola e non si perda nell’estensione del giardino nel suo complesso.

 

F024 Rimozione tufo

Figura 4 – Eliminazione dei blocchi di tufo originari.

 

A questo punto dei lavori, si è passati all’operazioni più importante: l’adeguamento del substrato per la coltivazione dei cactus resistenti al freddo.

 

Scelta del substrato idoneo per la coltivazione dei cactus.

È importante ricordare che il terreno naturale non deve essere eliminato in nessun caso. Il suolo contiene moltissimi elementi nutritivi e pertanto è fertile, ma ha il problema che è tendenzialmente di tipo argilloso. Questo significa che durante la stagione invernale o durante le intense piogge si inumidisce moltissimo producendo in taluni casi anche fango e mantenendo sempre acqua al suo interno. Al contrario durante la stagione estiva si asciuga a tal punto da formare grandi crepe. Entrambe le situazioni sono dannose per i cactus perché in inverno essi non sono in grado di tollerare la presenza costante di acqua e di umidità a contatto con l’apparato radicale e con il colletto della pianta che tenderà inevitabilmente a marcire, mentre durante la stagione estiva l’eccessivo disseccamento e la formazione di crepe produce delle rotture nell’apparato radicale. Le radici, sottoposte poi all’umidità notturna o alle irrigazioni artificiali producono marciume dell’apparato radicale.

Per tali motivi si è provveduto a mescolare prodotti di origine vulcanica con il terreno naturale. È stata inserita pomice di varie granulometrie dalla sabbia 0/3 mm (cfr. Figura 6), passando per la 3/7 mm (cfr. Figura 5) fino ad arrivare alle 7/14 mm (cfr. Figura 7). Il motivo è semplice, le granulometrie fini consentono l’alimentazione della pianta e l’amalgamazione con il substrato naturale (bisogna ricordare che gli apparati radicali delle piante riescono a recepire gli elementi nutritivi principalmente dalla parte fine del terreno) mentre le granulometrie grossolane consentono il drenaggio e l’arieggiatura.

 

Pomice 0 3

 Pomice 3 7

 

 

 

 

 

 

Figura 6 – Pomice 0/3 mm (in sabbia), a sinistra. Per acquistare, clicca qui.

Figura 5 – Pomice 3/7 mm, a destra. Per acquistare, clicca qui.

 

Pomice 7 14

 Clinoptilolite 16 3

 

 

 

 

 

 

Figura 7 – Pomice 7/14 mm, a sinistra. Per acquistare, clicca qui.

Figura 8 – Zeolite a base di Clinoptilolite 1,6/3 mm, a destra. Per acquistare, clicca qui.

 

Si può utilizzare anche il lapillo sempre di varie granulometrie (cfr. Figura 9, Figura 10, Figura 11, Figura 12) anche se non è fondamentale ed in taluni casi ove le condizioni geografiche sono particolarmente siccitose sia in estate che in inverno (come ad esempio nelle regioni del sud d’Italia) si può utilizzare anche la zeolite sempre di varie granulometrie (sia a base di cabasite e phillipsite (cfr. Figura 13, Figura 14) che la clinoptilolite (cfr. Figura 8)) ma bisogna essere molto accorti perché quest’ultimo prodotto grazie alla sua grande capacità di scambio cationico oltre ad immagazzinare gli elementi nutritivi e a renderli disponibili per le piante, immagazzina anche le molecole di acqua, rischiando di mantenerla a contatto con l’apparato radicale durante le stagioni piovose o durante l’inverno dove necessariamente devono rimanere il più possibile all’asciutto.

 

Lapillo vulcanico 0 3

 Lapillo vulcanico 3 5

 

 

 

 

 

 

Figura 9 – Lapillo 0/3 mm, a sinistra. Per acquistare, clicca qui.

Figura 10 – Lapillo 3/5 mm, a destra. Per acquistare, clicca qui.

 

Lapillo vulcanico 5 10

 Lapillo vulcanico 10 16

 

 

 

 

 

 

Figura 11 – Lapillo 5/10 mm, a sinistra. Per acquistare, clicca qui.

Figura 12 – Lapillo 10/16 mm, a destra. Per acquistare, clicca qui.

 

È fondamentale ricordare che pomice e lapillo sono prodotti di origine vulcanica che oltre a contenere molti elementi nutritivi (sono substrati particolarmente fertili), hanno funzione di drenaggio e pertanto risulta fondamentale impiegarli in tutte le granulometrie disponibili. Al contrario la zeolite, di qualunque tipologia essa sia, se dov’esse essere impiegata ha il solo scopo di immagazzinare acqua ed elementi nutritivi presi direttamente dalle concimazioni (capacità di scambio cationico – CSC), pertanto minore è la dimensione dei granuli, maggiori è la superficie a contatto con il resto del substrato e maggiore sarà la potenzialità della CSC. Tuttavia, le granulometrie eccessivamente polverose, quindi sotto agli 0 mm devono essere scartate perché producono un’eccessiva compattazione del terreno. Per ulteriori informazioni in merito all’utilizzo della zeolite si invitano i lettori a consultare l’articolo dedicato, sempre redatto dalla Geosism & Nature.

Zeolite 07 2 VERDI

 Zeolite 2 5 VERDI

 

 

 

 

 

 

Figura 13 – Zeolite a base di Cabasite e Phillipsite 0,7/2 mm, a sinistra. Per acquistare, clicca qui.

Figura 14 – Zeolite a base di Cabasite e Phillipsite 2/5 mm, a destra. Per acquistare, clicca qui.

 

È fondamentale ricordare che pomice e lapillo sono prodotti di origine vulcanica che oltre a contenere molti elementi nutritivi (sono substrati particolarmente fertili), hanno funzione di drenaggio e pertanto risulta fondamentale impiegarli in tutte le granulometrie disponibili. Al contrario la zeolite, di qualunque tipologia essa sia, se dov’esse essere impiegata ha il solo scopo di immagazzinare acqua ed elementi nutritivi presi direttamente dalle concimazioni (capacità di scambio cationico – CSC), pertanto minore è la dimensione dei granuli, maggiori è la superficie a contatto con il resto del substrato e maggiore sarà la potenzialità della CSC. Tuttavia, le granulometrie eccessivamente polverose, quindi sotto agli 0 mm devono essere scartate perché producono un’eccessiva compattazione del terreno. Per ulteriori informazioni in merito all’utilizzo della zeolite si invitano i lettori a consultare l’articolo dedicato, sempre redatto dalla Geosism & Nature.

Gli elementi minerali indicati sono senza dubbio i più importanti, possono esistere altre tipologie ma non sono fondamentali come quelle descritte. Risulta invece indispensabile ammendare[1] il terreno sia a breve che a lungo termine per consentire alle essenze di radicare il prima possibile arrivando all’inizio della stagione invernale con un apparato radicale il più possibile robusto e sano. A tal scopo i materiali senza dubbio migliori sono l’humus di lombrico (cfr. Figura 15) per ammendare il terreno a breve termine (si esaurisce nell’arco della stagione vegetativa), la leonardite (cfr. Figura 17) per ammendare a lenta cessione (si esaurisce nell’arco di 1-2 anni) e la lignite (cfr. Figura 16) per ammendare a lentissima cessione (si esaurisce nell’arco di 2-3 anni).

 

[1] Si definisce ammendante un prodotto che migliora le caratteristiche chimico-fisiche di un suolo.

 

Humus di lobrico

 

 

 

 

 

 

 

Figura 15 – Humus di lombrico. Per acquistare, clicca qui.

 

Leonardite Biotron S

 Lignite Biotron

 

 

 

 

 

 

Figura 16 – Leonardite 0/5 mm, a sinistra. Per acquistare, clicca qui.

Figura 17 – Lignite 2/15 mm, a destra. Per acquistare, clicca qui.

 

Il periodo migliore per la costruzione di aiuole tematiche come questa va da marzo a maggio a seconda delle latitudini. Nulla vieta di preparare il terreno anche in altri mesi dell’anno: lasciar riposare un substrato dopo averlo modificato, migliorato e concimato è sempre un’ottima soluzione perché si dà il tempo agli elementi di “impregnare” lentamente l’intero volume di suolo. Nel caso in oggetto il substrato è stato preparato con mesi di anticipo rispetto alla messa a dimora dei cactus. La piantumazione delle specie andrà invece fatta nel periodo compreso da marzo a maggio.

Pocanzi si è parlato della particolare costituzione dei suoli degli habitat di appartenenza delle specie che si possono utilizzare per la formazione di aiuole come questa. Si è parlato della quasi totale assenza di sostanza organica, ma tuttavia si consiglia di utilizzare questi ultimi 3 prodotti che di fatto sono sostanza organica! Il primo di origine animale (l’humus di lombrico è ottenuto dalla lavorazione di vegetali e letami animali da parte dei lombrichi) e i secondi di origine vegetale (si tratta di prodotti fossili che si originano in ambienti lacustri ove si accumulano residue vegetali che nel processo della fossilizzazione abbandonano lo stato di torba per trasformarsi prima in lignite e poi in leonardite all’aumentare dei milioni di anni). Nonostante le premesse si consiglia di impiegare questi materiali perché le condizioni geografiche che contraddistinguono i climi nordici europei sono spesso caratterizzate dalla presenza di forte umidità associata a temperature medio-basse nella stagione invernale, pertanto è indispensabile che l’apparato radicale della pianta arrivi a questo momento il più robusto possibile. La pianta deve aver assunto il maggior quantitativo di nutrienti possibili durante la stagione estiva. I citati ammendanti si occupano proprio di questo, sbloccano delle reazioni chimiche a livello dell’apparato radicale e fanno si che le piante recepiscano più velocemente ed in modo più efficace gli elementi nutritivi contenuti nel substrato. La torba, di qualsiasi tipologia ed origine è in assoluto un prodotto da non utilizzare, perché troppo giovane come origine, perché si esaurisce nell’arco di un paio di mesi e perché tende a produrre marciume dell’apparato radicale qualora il substrato non sia in grado di asciugarsi bene in occasione dell’inverno o delle stagioni particolarmente piovose.

Un altro prodotto senza dubbio molto importante per lo sviluppo di cactacee e succulente è il perfosfato d’ossa (cfr. Figura 18). La sua importanza è dovuta al fatto che contiene un buon quantitativo di fosforo; il fosforo ed il potassio sono i due elementi principali che aumentano la crescita dell’apparato radicale e la fioritura con la conseguente fruttificazione. Cactacee e succulente sono tanto più belle quanto più fioriscono. L’azoto deve essere somministrato in piccoli quantitativi perché già abbondantemente presente nei nostri suoli e perché produce una crescita sproporzionata della pianta.

 

Grinver 49 P

 

 

 

 

 

 

 

Figura 18 – Perfosfato d’ossa, a sinistra. Per acquistare, clicca qui.

 

Si possono utilizzare anche concimi NPK completi, purché rispettino le condizioni pocanzi menzionate, quindi basso tenore di azoto e alto fosforo e potassio. Un paio di esempi possono essere il prodigy plus (NPK 7-2o3-1o2) (cfr. Figura 20) ed il basacote 12M (NPK(Mg) 16-8-12(+2)) (cfr. Figura 19) che, nonostante contenga troppo azoto, grazie al principio dell’osmocote, lo cede lentamente nell’arco di 12 mesi e pertanto tale somministrazione risulta accettabile.

 

Prodigy Plus

 Basacote

 

 

 

 

 

 

Figura 19 – Prodigy plus, a sinistra. Per acquistare, clicca qui.

Figura 20 – Basacote 12M, a destra. Per acquistare, clicca qui.

 

La concimazione liquida. La prima domanda che ci si potrà porre sarà la seguente: una volta costruito un substrato come quello descritto, be ammendato, drenato e ricco di prodotti vulcanici, come si potrà continuare a garantire l’apporto di sostanze ammendanti e nutrienti nel tempo? Per fortuna i citati prodotti esistono anche in formato liquido e pertanto basterà somministra periodicamente delle annaffiature. Eccone alcuni esempi:

• Greenhum: acidi umici di leonardite liquidi - dosaggio di 1-2 g/l, durante tutto il periodo di crescita della pianta (essendo per definizione un ammendante, stimolano reazioni chimiche a livello dell’apparato radicale che inducono i vegetali ad assorbire meglio gli elementi nutritivi presenti nel terreno) (cfr. Figura 21);

• Nutrigreen AD: amminoacidi, proteine ed enzimi - dosaggio di 3-4 g/l, durante tutto il periodo di crescita della pianta (che si tramutano ai fini nutrizionali, in energia pura assorbibile e spendibile dalla pianta per tutti i processi metabolici) (cfr. Figura 22);

• Algaren Twin: estratti di auxine e citochinine ottenuti da alghe brune (Ecklonia maxima) - dosaggio di 3-4 g/l, durante tutto il periodo di crescita della pianta (le auxine sono ormoni vegetali che mediano vari tipi di risposte di natura biochimica e genetica a seguito dell’interazione con i loro specifici recettori cellulari. L’insieme degli effetti fisiologici di questo gruppo viene specificato con il termine di proprietà auxiniche. Le citochinine sono dei fitormoni vegetali sintetizzati nel meristema radicale che stimolano la divisione cellulare. Essi servono per aumentare lo sviluppo sia radicale (auxine) che la crescita apicale (citochinine)) (cfr. Figura 23);

• Hascon M10 AD: fosfato di potassio - dosaggio di 2-3 g/l, durante la stagione primaverile fino alla fioritura (stimola la fioritura e la fruttificazione aumentando la colorazione dei fiori e la dimensione. Stimola inoltre la lignificazione delle parti molli della pianta) (cfr. Figura 24);

• Kripther: fosfito di potassio - dosaggio di 2-3 g/l, durante la stagione tardo estiva e prima dell’inizio dell’autunno fino alle ultime irrigazioni (stimola nella pianta la formazione di fitoalessine che sono un naturale rimedio contro muffe e funghi che possono instaurarsi all’interno dell’apparato radicale durante la stagione invernale) (cfr. Figura 25).

 

Greenhum 1Kg

 nutrigreen ad 1Kg

 

 

 

 

 

 

Figura 21 – Greenhum, a sinistra. Per acquistare, clicca qui.

Figura 22 – Nutrigreen AD, a destra. Per acquistare, clicca qui.

 

algaren twin 1Kg

 Hascon M10

 

 

 

 

 

 

Figura 23 – Algaren Twin, a sinistra. Per acquistare, clicca qui.

Figura 24 – Hascon M10 AD, a destra. Per acquistare, clicca qui.

 

Kripther 1litro

 

 

 

 

 

 

 

Figura 25 – Kripther, a sinistra. Per acquistare, clicca qui.

 

Lo stesso dicasi per le concimazioni complete NPK complete, esistono alcune varietà di concimi con basso tenore di azoto che contengono tutta la gamma di elementi nutritivi essenziali e di microelementi, come ad esempio:

• Ferty4: NPK(Mg) 8-16-24(+4) (cfr. Figura 26): Azoto (N) totale: 8% di cui, azoto nitrico 2.5%, azoto ammoniacale 5.5%; Anidride fosforica (P2O5) solubile in citrato ammonico neutro ed in acqua: 16% di cui, anidride fosforica solubile in acqua 16%; Ossido di potassio (K2O) solubile in acqua: 24%; Ossido di magnesio (MgO) solubile in acqua: 4%; Boro (B) solubile in acqua: 0.02%; Rame (Cu) solubile in acqua chelato con EDTA: 0.03%; Ferro (Fe) solubile in acqua chelato con EDTA: 0.075%; Manganese (Mn) solubile in acqua chelato con EDTA: 0.05%; Molibdeno (Mo) solubile in acqua: 0.001%; Zinco (Zn) solubile in acqua chelato con EDTA: 0.01%.

• Greenplant: NPK(Mg) 6-21-36(+3) (cfr. Figura 27): Azoto (N) totale: 6% di cui, azoto nitrico 6% p/p; Anidride fosforica (P2O5) solubile in acqua: 21% p/p; Ossido di potassio (K2O) solubile in acqua: 36% p/p; Ossido di magnesio (MgO) solubile in acqua: 3% v; Boro (B) solubile in acqua: 0,01% p/p; Ferro (Fe) solubile in acqua chelato con EDTA: 0,02% p/p; Manganese (Mn) solubile in acqua: 0,01% p/p; Molibdeno (Mo) solubile in acqua: 0,001% p/p; Zinco (Zn) solubile in acqua: 0,002% p/p.

 

Ferty 4 25 Kg

 GREENPLANT 6 21 36+3

 

 

 

 

 

 

Figura 26 – Ferty4: NPK(Mg) 8-16-24(+4), a sinistra. acquistare, clicca qui.

Figura 27 – Greenplant: NPK(Mg) 6-21-36(+3), a destra. Per acquistare, clicca qui.

 

La costruzione del substrato è senza dubbio il punto di partenza sine qua non si può raggiungere l’obiettivo desiderato; tuttavia la maggior parte degli utenti tende a lesinare con l’impiego di questi materiali perché in generale si crede meglio investito il proprio denaro nelle piante piuttosto che in qualcosa che, di fatto, non si vede. Si tratta senza dubbio di un conflitto di interessi per un’azienda come la Geosism & Nature che si occupa specificamente della commercializzazione di tali materiali, ma ricordiamo che è molto meglio avere una pianta in meno piuttosto che vedere esemplari non superare le stagioni umide e quindi aver inutilmente investito i propri risparmi!

Si è parlato molto delle concimazioni, liquide o idrosolubili, ora è il caso di parlare della micorrizazione. Per ulteriori informazioni in merito all’utilizzo e alla scelta delle micorrize si invitano i lettori a consultare gli articoli dedicati, sempre redatti dalla Geosism & Nature.

 

Adeguamento del substrato originario per la coltivazione dei cactus.

Dopo questa lunga parentesi sulla formazione del substrato, si ritorna alla costruzione dell’aiuola!

Tutti i prodotti descritti, una volta calcolate le percentuali corrette (almeno il 50% del suolo di coltivazione deve essere costituito da prodotti vulcanici drenanti e ricchi di elementi nutritivi oltre che da ammendati di varie tipologie), sono stati versati al di sopra del terreno naturale (cfr. Figura 28) ed amalgami con esso mediante fresatura meccanica fino ad una profondità media di circa 30 cm al di sotto del piano campagna (p.c.) originario (cfr. Figura 29).

 

F039 Alleggerimento e modificazione substrato

Figura 28 – Adeguamento del substrato originario. Vengono versate le varie tipologie di substrati e di ammendanti al fine di ottenere un suolo di coltivazione maggiormente idoneo per le specie in oggetto.

 

Risulta fondamentale fresare più volte, una sola passata non consente di sminuzzare il terreno naturale che nella maggior parte dei casi risulta essere di natura argillosa; tende quindi a formare grumi di grandi dimensioni che sono poi difficilmente penetrabili dall’apparato radicale delle piante.

Il risultato deve essere un substrato morbido, drenante facilmente penetrabile dalle mani dell’operatore senza l’ausilio di strumenti metallici.

 

F045 Alleggerimento e modificazione substrato

Figura 29 – Fresatura meccanica del substrato con motozappa al fine di ottenere una perfetta amalgamazione tra terreno naturale, prodotti vulcanici e ammendanti.

 

Come è possibile vedere in Figura 30 il terreno appare altamente friabile e drenante. Si apprezza il netto cambio di colore rispetto al suolo circostante di colore marrone scuro.

Si passa ora alle operazioni di delimitazione dell’aiuola che consentiranno di contenere o meglio di impedire l’ingresso alle erbe infestanti.

 

F055 Sassi per costruzione bordo

Figura 30 – Al termine della fresatura il terreno risulta friabile e poroso. Nella medesima immagine sono stati scelti i sassi che verranno utilizzati per la perimetrazione dell’aiuola.

 

Perimetrazione dell’aiuola: le operazioni di scavo e la casseratura.

Si tratta senza dubbio dell’operazione più lunga, complessa e faticosa. La perimetrazione dell’aiuola deve essere eseguita con un metodo ben preciso se si vuole impedire alle erbe infestanti di invadere l’aiuola con i cactus.

Si inizia scavando un canale circolare profondo e largo circa 30 cm (cfr. Figura 31) (profondità che non può essere raggiunta dagli apparati radicali delle graminacee) all’interno del quale, verrà inserita l’armatura per evitare la rottura del cemento a seguito delle escursioni termiche e per effetto dei cedimenti indotti nel terreno dal peso stesso della struttura.

 

F058 Scavo per fonzadione bordo sasso

Figura 31 – Scavo del canale all’interno del quale verrà murato il bordo perimetrale in sasso.

 

Come descritto si tratta di un’operazione piuttosto lunga e faticosa, ma tutto questo spazio che si andrà a ricavare al di sotto del bordo in sasso non sarà spazio sprecato! A questo punto dei lavori ci si può sbizzarrire inserendo tutti gli elementi di decoro possibili che saranno presenti nell’aiuola una volta terminata. Nel nostro caso dopo aver adeguatamente armato il foro, si è provveduto ad inserire le tubature necessarie per alimentare i diversi punti luce sparsi su tutto il perimetro dell’aiuola. Si è inoltre inserito l’impianto di irrigazione automatica a goccia (irrigazione ideale per le cactacee e le succulente).

Come spesso accade, nel corso dei lavori si tende a modificare l’originario piano, perché nella nostra mente si evolve un’immagine di come dovrà essere il lavoro finito sempre più ricca ed articolata. In questo caso si è deciso di aggiungere una piccola pavimentazione frontale che sarà la sede di una panchina in pietra (cfr. Figura 32). Si è provveduto inoltre a casserare il bordo esterno dello scavo in modo da plasmare la gettata di cemento per renderla maggiormente sinuosa e per ottenere un bordo definito e perfettamente arrotondato.

Per completare i giochi di luci, si è deciso di inserire una luce a led lunga 1 metro alle spalle della panchina ed un faretto, sempre a led, che punterà sul muro in sasso esistente che ha il compito di delimitare l’aiuola nello spazio del giardino. Senza la presenza di questo muro, la piccola aiuola (che ricordiamo misura circa 4 x 4 m nel suo complesso) si perderebbe nell’estensione della proprietà che misura circa 10.000 m2.

Precisamente l’illuminazione è costituita da diversi punti luce:

• 7 luci a led ad incasso circolari larghe 5 cm disposte in modo simmetrico lungo tutto il perimetro frontale al cordolo di sassi;

• 1 faretto a led illuminante il muro in sasso sullo sfondo;

• 1 luce a led ad incasso lunga 1 metro posteriormente alla panchina in pietra.

Come ultima modifica, si è deciso di inserire una lanterna giapponese in pietra (cfr. Figura 33) andando a rivisitare l’originario concetto che le contraddistingue. Ricordiamo che la Geosism & Nature importa regolarmente dal Giappone prodotti per la cura del bonsai e tra di essi sono presenti anche questi splendidi oggetti che, oltre a possedere un significato profondo, possono anche essere visti come complementi di arredo che si adattano perfettamente ad un contesto fortemente naturale come quello che si sta creando.

 

F062 Casseratura fonzadione bordo sasso

Figura 32 – Scavo del canale per la costruzione del bordo perimetrale in sasso; sulla sinistra lo scavo rettangolare su cui verrà costruito il pavimento dedicato alla panchina in pietra. Lo scavo è stato casserato con pannelli lignei per ottenere un bordo di cemento il più sinuoso possibile.

 

La lanterna giapponese ed il suo significato.

Si vuole ricavare un piccolo spazio dedicato a questi oggetti meravigliosi ricordando quali sono gli originari significati e concetti che vi aleggiano alle spalle. Il nome della lanterna che si è deciso di inserire è Rankei (cfr. Figura 34).

Religione

Le lanterne nascono in Giappone e in Corea dai monaci buddisti. Nel buddismo, le lanterne simboleggiano l’illuminazione (profonda comprensione religiosa) e le parole dei sutra (buddisti scritti canonici).

Spiritualità

Le lanterne si ritiene che siano i luoghi sicuri e di felice riposo degli spiriti guida.

Perdono

Durante la guerra giapponese i signori mettevano le lanterne nei templi per impedire che gli spiriti delle vittime che avevano ucciso tornassero a perseguitarli. Le lanterne erano usate quindi come un modo per calmare la collera degli spiriti maligni.

Commemorazione

Durante il Festival giapponese della lanterna galleggiante, diversi tipi di lanterne vengono rilasciate per commemorare i propri cari che sono morti. A volte vengono attaccati dei messaggi.

Giardino dell’Illuminazione

Le lanterne sono state utilizzate per alleggerire i giardini fin dal XVI secolo, una tradizione iniziata da un famoso maestro del tè Sen-no-Rikyu che ha usato le lampade per illuminare le sue cerimonie del tè serale.

 

F066 Posa lanterna giapponese

Figura 33 – Operazioni di posa della lanterna giapponese in pietra.

 

F134 Maggio 2017

Figura 34 – Immagine della lanterna installata a fianco della panchina in pietra. Il nome di questo particolare stile è Rankei.

 

Muratura del perimetro dell’aiuola: costruzione dei drenaggi per l’illuminazione ad incasso, stesura dei cavi elettrici e di irrigazione, armatura della fondazione e getto finale.

Inserita l’armatura, i tubi per il passaggio della corrente elettrica, il tubo per l’irrigazione automatica a goccia (cfr. Figura 36) ed un opportuno fondo di ghiaia per sostenere il peso del pavimento e per il drenaggio delle luci ad incasso (cfr. Figura 35) si è ricoperto il tutto con un getto di cemento (cfr. Figura 37).

 

F072 Sottofondo drenante per cassette luci interrate

Figura 35 – Drenaggio dei punti luce perimetrali ad incasso. Ogni punto luce possiede un tubicino in PVC che permette all’eventuale acqua che possa entrare all’interno dell’apparato elettrico ad incasso si essere totalmente drenata per impedire eventuali danni all’impianto elettrico.

 

F082 Armatura fondazione bordo in sasso

Figura 36 – Armatura con vista dei punti di drenaggio delle luci ad incasso, tubazione elettrica e tubazione dell’impianto di irrigazione automatico a goccia.

 

F088 Getto fondazione

Figura 37 – Getto di cemento per la copertura dell’armatura e di tutte le tubazioni.

 

Dopo questa fase si passa alla muratura dei sassi per il cordolo dell’aiuola e dei ciottoli che ricopriranno il pavimento dedicato alla panchina in pietra ed un piccolo bordo largo 15 cm alla stessa quota del p.c. erbato circostante (cfr. Figura 38, Figura 39, Figura 40). Questo bordino di circa 15 cm è fondamentali per impedire la crescita dell’erba fin contro al cordolo in pietra. Se ciò accadesse sarebbe impossibile tagliarla regolarmente ogni settimana con il trattorino. Ciò imporrebbe una manutenzione ordinaria da farsi manualmente o con decespugliatore meccanico a spalla.

 

F100 Posa bordo in sasso e marciapiede panchina

Figura 38 – Fasi della muratura del cordolo in sasso, del pavimento dedicato alla panchina in pietra e del bordino perimetrale.

 

F103 Posa bordo in sasso e marciapiede panchina

Figura 39 – Fasi della muratura del cordolo in sasso, del pavimento dedicato alla panchina in pietra e del bordino perimetrale.

 

F108 Posa bordo in sasso e marciapiede panchina

Figura 40 – Fasi della muratura del cordolo in sasso, del pavimento dedicato alla panchina in pietra e del bordino perimetrale.

 

La stesura del substrato, la piantumazione dei cactus e la pacciamatura finale.

Ci accingiamo all’operazione di maggiore soddisfazione, ossia la piantumazione delle essenze scelte per l’aiuola!

Una volta terminate tutte le operazioni di muratura del bordo, si procede con la stesura del substrato precedentemente accumulato nel mezzo dell’aiuola costruendo una superficie leggermente convessa, inarcato nella parte centrale (o a “schiena d’asino” che dir si voglia) per consentire alle acque meteoriche di non accumularsi contro il muro sullo sfondo o nel mezzo dell’aiuola (cfr. Figura 41).

 

F111 Sistemazione substrato di coltivazione

Figura 41 – Stesura del substrato precedentemente formato ed accumulato nel mezzo dell’aiuola.

 

Si procede finalmente alla piantumazione dei cactus. Prima si inseriscono le specie più grandi, quelle che sarebbe impossibile piantumare con il telo di pacciamatura già posizionato. Nel caso in oggetto si tratta di 3 bellissimi esemplari di Trichocereus pasacana (cfr. Figura 42) che fungeranno da colonnari erette sullo sfondo andando a mitigare l’impatto del muro sull’aiuola. Queste colonnari possono cresce diversi metri, è quindi necessario calcolare lo spazio che andranno ad occupare nel corso degli anni non solo verticalmente, ma anche lateralmente dovessero produrre dei bracci lungo il fusto principale.

 

F114 Piantumazione cacatus

Figura 42 – Piantumazione delle specie principali, 3 esemplari di Trichocereus pasacana.

 

Successivamente si procede con la totale pacciamatura di tutta la superficie stando ben attenti a far risalire il bordo del telo lungo le pareti del cordolo di sasso. Il telo sarà ancorato al terreno con chiodi da legno di almeno 10-15 cm di lunghezza con una rondella apposta sulla testa per maggiorare la superficie ancorante sul telo (cfr. Figura 43).

 

F116 Stesura telo di pacciamatura

Figura 43 – Stesura ed ancoraggio del telo di pacciamatura.

 

Il risultato finale deve essere un tappeto perfettamente tirato ed ancorato dove non deve essere scoperto nessun punto del substrato. Le erbe infestanti sono incontrollabili; bastano minuscoli angoli lasciati scoperti per far si che l’aiuola si tramuti in una foresta ricoperta da graminacee.

Nel procedere con i lavori si inseriscono sempre le specie più imponenti ed ingombranti; in questo caso un grande esemplare di Opuntia paeacantha visibile nella parte sinistra della Figura 44 adagiata al piede della lanterna giapponese. Questa specie ha la grande peculiarità di avere spine rosse spesse lunghe anche 5 o 6 cm e resiste in taluni casi anche a temperature inferiori ai -20°C. Si tratta di un esemplare che si espande moltissimo in orizzontale. Lo spazio che le è stato dedicato non è sufficiente pensandone l’espansione futura; tuttavia, questo esemplare potrà fuoriuscire dall’aiuola espandendosi verso la panchina, il tutto permetterà, durante la notte, un gioco di luci piuttosto curioso in quanto alle spalle della panchina è stata posizionata una luce a led ad incasso lunga 1 metro.

 

F117 Stesura telo di pacciamatura

Figura 44 – Pacciamatura dell’aiuola e piantumazione di un grande esemplare di Opuntia paeacantha sulla sinistra assieme a Cylindropuntia imbricata posizionata in mezzo ai 3 esemplari di Trichocereus pasacana.

 

In mezzo ai 3 esemplari di Trichocereus pasacana, si posiziona un bel esemplare di Cylindropuntia imbricata (cfr. Figura 44), altra pianta resistente a temperature bassissime che, grazie alla sua portanza ramificata e sottile, andrà a colonizzare gli spazi vuoti tra le menzionate colonnari dall’aspetto decisamente più mastodontico.

Si procede con la piantumazione delle rimanenti specie di cactacee e succulente che si è deciso di inserire nell’aiuola. Producendo un piccolo taglio ad X nel telo di pacciamatura stando attendi a non esagerare nella dimensione, si andranno a posizionare una ad una tutta le specie scelte. Questo procedimento è fondamentale per impedire alle erbe infestanti di nascere a contatto con le piante. Risulta alquanto difficile, scomodo e doloroso eliminare queste erbe una volta nate: le spine delle cactacee non perdonano!

Ricordiamo che si è passati sul fronte dell’aiuola, pertanto la scelta degli esemplari dovrà vertere su specie tendenzialmente più piccole che non coprano quelle posizionate sullo sfondo.

Per questo motivo si è scelto di inserire un’Opuntia humifusa (che tende a rimanere molto piccola e contenuta, striscia sul terreno ed i cladodi non superano mai i 10 cm di lunghezza) proprio sul fronte dell’aiuola, visibile in basso a destra nella Figura 45, un’Agave havardiana sul fianco destro (essa raggiungerà notevoli dimensioni, ma essendo collocata in posizione defilata sul fianco destro non comprometterà la visuale delle altre specie e numerose altre cactacee facenti parte dei generi Lobivia, Demnosa e Enphorbia.

 

F121 Piantumazione cactus e stesura gocciolante

Figura 45 – Piantumazione delle varie specie di cactacee e succulente, stesura dell’impianto di irrigazione e goccia e copertura del telo di pacciamatura con ciottoli colorati.

 

Si tratta di un lavoro piuttosto lungo, perché una volta prodotto il taglio ad X nel telo di pacciamatura si procede creando un foro che ospiterà l’apparato radicale della pianta utilizzando una piccola paletta metallica e una volta messa a dimora la pianta si procederà a reintrodurre il terreno tolto comprimendolo e ricoprendo ogni spazio libero con una piccola bacchetta metallica. L’apparato radicale deve essere ben coperto ed il colletto dell’esemplare deve essere più alto rispetto al telo di pacciamatura. Si deve prestare molta attenzione alla posizione del colletto dei cactus. Esso deve essere sempre a contatto con la copertura di ghiaino che si inserirà successivamente per far si che si asciughi velocemente durante le piogge o le irrigazioni. Inoltre ciò consente all’umidità, sia estiva che invernale di non ristagnare a ridosso della pianta (cfr. Figura 45).

Terminata la piantumazione di tutte le specie, si procederà a stendere il tubo dell’impianto di irrigazione a goccia, opportunamente ancorato al suolo con appositi fermi in plastica ed infine si ricoprirà l’intera superficie dell’aiuola con del ghiaino colorato o con dei ciottoli arrotondati (per evitare strappi nel telo di pacciamatura sottostante) per uno spessore di almeno 5 o 6 cm. Si tratta di rimedi da impiegare sempre per prevenire la nascita di erbe infestanti.

In questo caso i ciottoli hanno anche funzione estetica e da non dimenticare, lasciano all’asciutto il colletto dei cactus (cfr. Figura 46, Figura 47); pertanto si consiglia di scegliere colori che consentano di mettere in evidenza le essenze piantumate. Si sconsigliano colori classici come il bianco Carrara o il lapillo vulcanico. Il bianco Carrara ha il grave difetto che tende ad annerirsi col tempo per effetto della formazione di minuscoli licheni che lo colonizzano molto volentieri essendo, i ciottoli, mai perfettamente lisci ma sempre leggermente rugosi. Il lapillo vulcanico ha un colore interessante, specialmente quando è bagnato; quindi, mette bene in risalto i cactus, tuttavia, le sue rugosità potrebbero forare il telo di pacciamatura sottostante consentendo alle erbe infestanti di padroneggiare nell’aiuola.

Dopo tutti questi accorgimenti, dopo molte fatiche ed attenzioni, il risultato finale non potrà far altro che dare molte soddisfazioni!

 

F126 Aiuola terminata Maggio 2017

Figura 46 – L’aiuola terminata con il telo di pacciamatura completamente ricoperto da ciottoli e tutte le essenze cactacee e succulente correttamente messe a dimora in una foto di maggio 2017.

 

F140 Aprile 2018

Figura 47 – L’aiuola terminata con il telo di pacciamatura completamente ricoperto da ciottoli e tutte le essenze cactacee e succulente correttamente messe a dimora in una foto di maggio 2017.

 

A testimonianza del fatto che le piante resistono alle basse temperature e all’umidità!

Per pagine intere si è parlato di come permettere a queste specie di resistere all’umidità e alle basse temperature. Si è detto che il rimedio sta nella modificazione del substrato e nel contornare le piante con diversi centimetri di ciottoli arrotondati per tenere il coletto all’asciutto.

Ora non resta che dimostrare quanto esposto riportando le fotografie dell’aiuola durante il periodo invernale. In questi casi le immagini parlano più delle parole stesse.

 

F141 Primo inverno sotto alla neve Febbraio 2018

Figura 48 – L’aiuola terminata con il telo di pacciamatura completamente ricoperto da ciottoli e tutte le essenze cactacee e succulente correttamente messe a dimora in una foto di febbraio 2018 completamente ricoperta dalla neve.

 

F142 Primo inverno sotto alla neve Febbraio 2018

Figura 49 – L’aiuola terminata con il telo di pacciamatura completamente ricoperto da ciottoli e tutte le essenze cactacee e succulente correttamente messe a dimora in una foto di febbraio 2018 completamente ricoperta dalla neve

 

F143 Primo inverno sotto alla neve Febbraio 2018

Figura 50 – L’aiuola terminata con il telo di pacciamatura completamente ricoperto da ciottoli e tutte le essenze cactacee e succulente correttamente messe a dimora in una foto di febbraio 2018 completamente ricoperta dalla neve.

 

Le piante, la fioritura e la loro crescita.

Ultimo aspetto da trattare è senza dubbio la fioritura e la crescita degli esemplari piantumati. In questo capitolo verranno riportate alcune fotografie del così detto “prima e dopo”. Metteremo dunque a confronto alcuni scatti fatti a distanza di pochi mesi per evidenziare le fasi della crescita e le fioriture.

Senza dubbio le due immagini che meglio dimostrano i grandi cambiamenti delle specie piantumate sono la Figura 51 la scattata nel maggio 2017 e la Figura 52 scattata nell’agosto 2018.

Come primo colpo d’occhio si nota immediatamente che a distanza di poco più di un anno i 3 Trichocereus pasacana risultano decisamente ingrossati ma anche innalzati. Possiamo quasi permetterci di affermare che siano cresciuti quasi 20 cm in altezza.

Tutte le cactacee globulari hanno guadagnato almeno 1/3 della loro dimensione in pochissimo tempo, nonostante la normale tendenza di crescita non sia esattamente questo. Tutto ciò dimostra che tali essenze godono vistosamente dei benefici dello stare all’aria aperte piuttosto che costrette in serre con temperature e irraggiamenti solari che spesse volte sono forzati.

Infine, si notano immediatamente le grandi espansioni delle specie di opuntia. Sulla sinistra Opuntia paeacantha ha raddoppiato la sua dimensione e porta alla maturazione moltissimi frutti dovuti ad un’intensa fioritura. Mentre invece sul fronte Opuntia humifusa e sulla destra Opuntia violacea sono letteralmente triplicate!

Credo non richiedano ulteriori commenti le fotografie scattate negli anni successivi, dove si nota una vera e propria esplosione vegetale.

A seguire un report fotografico, buona visione!

 

F137 Aprile 2017

Figura 51 – L’aiuola terminata, fotografata nel mese di maggio 2017.

 

F144 Agosto 2018

Figura 52 – L’aiuola terminata, fotografata nel mese di agosto 2018.

 

F209 Fioritura 2020

Figura 53 – L’aiuola terminata, fotografata nel mese di maggio 2020.

 

F263 Agosto 2021

Figura 54 – L’aiuola terminata, fotografata nel mese di agosto 2021.

 

F152 Fioritura 2018 Opuntia paeacantha

Figura 55 – Opuntia paeacantha in fase di pre-fioritura (sono stati contati all’incirca 70 boccioli) nel maggio 2018.

 

F160 Fioritura 2018 Opuntia paeacantha

Figura 56 – Opuntia paeacantha in fase di fioritura nel giugno 2018.

 

F161 Fioritura 2018 Opuntia paeacantha

Figura 57 – Opuntia paeacantha in fase di fioritura (dettaglio della screziatura interna dei fiori) nel giugno 2018.

 

F148 Fioritura 2018 Opuntia violacea

Figura 59 – Opuntia violacea in fase di pre-fioritura (sono stati contati all’incirca 14 boccioli su un singolo cladodio) nel maggio 2018.

 

F155 Fioritura 2018 Opuntia violacea

Figura 58 – Opuntia violacea in fase di fioritura (sono stati contati all’incirca 14 boccioli su un singolo cladodio) nel giugno 2018.

 

F179 Fioritura 2018 Opuntia violacea

Figura 60 – Opuntia violacea in fase di accrescimento (sono stati contati 3 diversi castelli di nuovi cladodi prodotti nello stesso anno) nell’agosto 2018.

 

F245 Fioritura 2021 Opuntia violacea

Figura 61 – Esplosione di crescita e di fioritura di Opuntia violacea nell’agosto 2021.

 

F147 Fioritura 2018 Opuntia humifusa

Figura 62 – Opuntia humifusa in fase di gemmazione nel maggio 2018.

 

F166 Fioritura 2018 Opuntia humifusa

Figura 63 – Opuntia humifusa in fase di crescita (primo castello di crescita dei cladodi) nel giugno 2018.

 

F177 Fioritura 2018 Opuntia humifusa

Figura 64 – Opuntia humifusa in fase di crescita (terzo castello di crescita dei cladodi) nell’agosto 2018.

 

F174 Fioritura 2018 Opuntia humifusa

Figura 65 – Opuntia humifusa in fase di fioritura nel luglio 2018.

 

F146 Fioritura 2018 Gymnocalycium gibbosum

Figura 66 – Gymnocalycium gibbosum in fase di pre-fioritura nel maggio 2018.

 

F162 Fioritura 2018 Gymnocalycium gibbosum

Figura 67 – Gymnocalycium gibbosum in fase di fioritura nel giugno 2018.

 

F154 Fioritura 2018 Lobivia formosa

Figura 68 – Lobivia formosa in fase di pre-fioritura nel maggio 2018.

 

F157 Fioritura 2018 Lobivia formosa

Figura 69 – Lobivia formosa in fase di fioritura nel giugno 2018.

 

F169 Fioritura 2018 Cylindropuntia imbricata

Figura 72 – Cylindropuntia imbricata in fase di fioritura nel giugno 2018.

 

F178 Fioritura 2018 Cylindropuntia imbricata

Figura 70 – Cylindropuntia imbricata in fase di accrescimento nell’agosto 2018

 

F170 Fioritura 2018 Cylindropuntia imbricata

Figura 71 – Cylindropuntia imbricata in fase di fioritura (dettagli del fiore) nel giugno 2018.

 

F167 Fioritura 2018 Escobaria vivipara var radiosa SB 388 kimble co tx

Figura 73 – Escobaria vivipara var. radiosa SB 388 kimble co. tx in fase di fioritura nel giugno 2018.

 

F173 Fioritura 2018 Escobaria vivipara var radiosa SB 388 kimble co tx

Figura 74 – Escobaria vivipara var. radiosa SB 388 kimble co. tx in fase di fioritura nell’agosto 2018.

 

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